Se c’è una cosa che assolutamente non ero in grado di fare finché non mi sono avvicinata al Kundalini Yoga era respirare. Non che fossi un piccolo fantasmino ambulante, ma quasi. Respiravo senza consapevolezza, quasi a stento, ma soprattutto, non avevo idea di come usare l’aria in entrata e in uscita.
Mi spiego meglio: facevo quella che tecnicamente si chiama “respirazione paradossale”, ovvero quando inspiravo schiacciavo l’addome e quando espiravo lo dilatavo. Tutto il contrario e pure più difficile. Respirare bene è semplice e con un paio di dritte si comincia ad acquisirne la consapevolezza in modo naturale. Inspirare significa fare spazio all’aria e all’energia nuova, espirare significa eliminare tutto ciò che non ci serve più. Come un palloncino che si sgonfia e si gonfia, possiamo riempire l’addome e il torace per fare il pieno di prana. Quando impariamo a gestire consapevolmente e correttamente il nostro respiro l’effetto si sente, eccome se si sente.
Rallentare è la parola d’ordine. In genere facciamo dai 16 ai 18 respiri al minuto. Queste brevi respirazioni rafforzano alcune rigidità posturali. All’inizio allungare gli atti respiratori non è semplicissimo. Io cominciavo a sbadigliare in maniera incontrollata. In questo modo il mio sistema nervoso voleva dirmi che durante il giorno mantenevo una tensione costante e un’ansia latente che si manifestavano proprio quando provavo a rendere il mio respiro più lento, lungo e profondo. Abbassando il livello ormonale di adrenalina partiva la sequela di sbadigli.
Modificando il nostro respiro interveniamo direttamente sul ciclo dei nostri pensieri. Proprio già durante le prime lezioni ho cominciato a cimentarmi con quello che si chiama respiro lento lungo e profondo, provando quindi a diminuire i cicli di respiri al minuto. L’obiettivo di uno yogi è riuscire a compiere un solo atto respiratorio in un minuto. Impossibile, ho pensato allora. Molto complicato, ma possibile con tanta tantissima pratica, penso oggi. Come una sfida raggiungendo questo traguardo entriamo direttamente in stato meditativo. Attenti! Questo non significa di certo lievitare e andare chissà dove.
Non compaiono improvvisamente i super poteri, ma si entra in uno stato profondamente vigile chiamato Shunia. Si tratta di una condizione meditativa e contemplativa di osservazione che porta ad una vera e propria assenza di pensiero.
Smettendo di essere bersaglio di continue riflessioni, paure, ansie e preoccupazioni ricordiamo alla mente di mettersi al nostro servizio, la guidiamo ed entriamo in contatto diretto con il nostro vero sé, con la nostra essenza più profonda. E chiaramente anche il corpo ringrazia.
A cosa serve allora respirare più lentamente, profondamente e consapevolmente?
1- Rilassa e calma, influenzando il sistema parasimpatico
2- Purifica il sangue, regola il ph del corpo
3- Stimola la produzione di endorfine, utili per combattere la depressione e adipendenze
4- Aiuta a spezzare alcuni schemi del subconscio legati a paure ed insicurezze
5- Riduce e previene la formazione di tossine nei polmoni
6- Spinge il fluido spinale fino al cervello portando ad un nuovo stato di attenzione e aumentando la vitalità
L’elenco potrebbe essere decisamente più lungo, di certo posso dirvi che respirare in maniera più lenta lunga e profonda mi ha regalato la possibilità di avere maggiore consapevolezza di me stessa. Arrestando, o comunque rallentando le funzioni mentali siamo liberi dal mascheramento dei pensieri, lungo la strada del Sat Nam, della nostra vera identità.